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Luncino di Barbabl.

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Aggrappate alle travi i chiodi

le dita aduste dei naufraghi

esche all'uncino dilaniate

 

Aggrappati al mio

gancio per la sete

lieve è il tuo dolore

e non temere la ruggine

che sfalda dall'acciao in alga

è solo sangue virginale

delle mille altre mie mogli

sorelle tue spigolatrici

avide di troppo mare

 

 

 

 

 Salvatore Pizzo - 30/11/2022 02:06:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

L’epicità di questi tuoi versi rapisce, immergendo in un passato che sa di presente. Del resto si sa che i miti ci parlano, dicendoci dell’oggi. Come a significare una circolarità nella storia che ci appartiene. Ma che, un giorno, dovremmo riuscire a spezzare.
Un saluto e grazie.

 Elisa Mazzieri - 29/11/2022 05:23:00 [ leggi altri commenti di Elisa Mazzieri » ]

Grazie Annalisa per le tue parole.
Erano Ulisse, Perseo, e persino Apollo e Zeus in vesti di cigno e i Romani con le Sabine e i libri di scuola che trasformano un stupro etnico in un mito di fondazione.
Erano e sono, un po’ e scondo i tempi e tristeente "le onde", tutti.

Sempre molto lieta di sentire un cuore di Donna che batte oltre!

Grazie

 Annalisa Scialpi - 25/11/2022 09:22:00 [ leggi altri commenti di Annalisa Scialpi » ]




Molto bella questa tua interpretazione della fiaba. Io ne ho

letto diverse versioni, tra cui Sherasade incontra Barbablu’.

Personalmente ho incontrato diverse volte Barbablù ed era Acrisio,

Agamennone, Crono che divora i suoi figli, Ulisse...

Ho imparato però a riconoscerlo, attraverso le sue maschere.

Barbablù è la mente patricentrica, squilibratamente maschile,

che regge il dualismo su cui si si basa la nostra società di
potere. Grazie per queste riflessioni e per aver riportato in vita,
nella luce dei tuoi versi, questo prezioso mito. Ti auguro una
luminosa giornata.

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